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(Art 202 Statuti del Popolo del 1346—De divisione Contratarum).

“Statuimus et ordinamus quod omnes et singule contrate civitatis Amelie, que sunt quinque, scilicet Platea, Vallis, Puste-rule, Collis et Burgi, sint et esse debeant divise et limitate, prout per suprestites super custodia dicte civitatis sunt limita-te et declarate.”

“Decidiamo e ordiniamo che ognuna delle contrade della città di Amelia, che sono cinque, e cioè Platea, Vallis, Posterola, Collis e Burgus, sia delimitata e separata dalle altre, esattamente per come vengono delimitate e dichiarate da coloro che si occupano della custodia della città.”

Anno del Signore 1346, alla luce della candela la pergamena mostra nitide le parole ed il capolettera rosso, vergati con cura. Il notaio Pietro di Gregorio Bonagrazia aspetta che l’inchiostro si asciughi. Il documento prenderà posto nell’armarium, tra i libri del Comune che il cancelliere è tenuto a compilare e tenere in ordine.

Anno 1976, in quello stesso archivio, monsignor Renzo Civili ritrova le carte vergate dal notaio, che contengono lo Statuto della città di Amelia del 1346. Presentano nel dettaglio la vita istituzionale della città, ne esplicano le leggi penali e civili che regolano la vita di artigiani, nobili, armati, contadini, in parte anche ecclesiastici.

Ogni anno, dal 1977, ad Amelia, grazie soprattutto a quei fogli antichi, gli Amerini dànno vita al loro Medioevo, attraverso le rievocazioni storiche dei momenti più importanti per la comunità: eventi istituzionali (corteo storico delle contrade, giuramento del podestà e degli ufficiali, elezione degli anziani e dei dieci del popolo), la giostra cavalleresca, il tiro con la balestra da banco, benedizioni e battesimi.

Una passeggiata per amelia medioevale

Camminare per Amelia durante le due settimane della manifestazione storica significa immergersi completamente nella vita delle contrade. Per conoscerle, per capire le loro origini e i loro nomi, bisogna addentrarsi nella città antica e lasciare che i colori delle bandiere e degli stemmi ti portino dall’una all’altra, che la città te le racconti come solo lei può fare. Partendo da Porta Busolina (oggi Porta Romana) siamo nel Borgo anche nel Medioevo la via principale, in cui si affacciavano botteghe di commercianti e artigiani: il blu e il rosso sono i colori della contrada Crux Burgi.

Saliamo fino ad arrivare alla Platea Major (oggi via Garibaldi): qui i colori cambiano, il blu, il bianco e le croci in campi contrapposti della famiglia Cansacchi ci dicono che siamo nella contrada Platea. La Loggia del Banditore domina il lato sud della piazza; accanto ad essa la colonna a cui venivano legati i debitori per la fustigazione.

Saliamo ancora verso il Duomo, fino ad arrivare alla cattedrale e alla Torre Campanaria Dodecagonale, da dove si domina la città. I colori verde e blu ci indicano che siamo nel territorio della contrada Collis, zona di nobili e potenti famiglie, tra cui i Geraldini.

Proseguendo il cammino, arriviamo ad uno dei quattro accessi alla città, laddove i commercianti che venivano da fuori pagavano la “Postierla” per poter attraversare la Porta e vendere le loro merci. Porta Posterola dà il nome alla contrada, i colori rosso e giallo del Senato Romano sventolano sulle bandiere.

Alla fine del nostro cammino all’interno della città, giungiamo alla Porta della Valle, affacciata sul versante ovest, sulla strada per Orvieto. Gli occhi si riempiono dei uno dei paesaggi più belli di Amelia, la campagna, il Rio Grande, il camminamento lungo le mura, le torri d’avvistamento e i Giardini d’inverno, tutto si ammanta di blu e giallo, i colori della contrada Vallis.

Amelia e le sue contrade sono solo la cornice, il contenitore, cinto da mura millenarie, in più parti ciclopiche e poligonali, in cui si è sviluppata la vita di una comunità che vive e risiede in modo stanziale da migliaia di anni, su una collina ripida eppure ampia, ricca di acqua, di verde, di palazzi quattrocenteschi e cinquecenteschi, in cui trova posto un teatro bellissimo in piena efficienza e ben custodito.