SANTA FIRMINA
Firmina, figlia del prefetto dell’Urbe Calpurnio, vive e trova il martirio ai tempi dell’imperatore Diocleziano (303). Fuggendo da Roma, si rifugia in alcuni possedimenti del padre presso Amelia (il fondo Agulianus). Inquisita, in quanto cristiana, dal magistrato locale Olimpiade, ne ottiene la conversione mediante un miracolo. Ad inquisire entrambi arriva il console Megezio, che prima fa uccidere il suo ex collega Olimpiade, poi tortura a lungo (fuoco sulla carne, stiratura sul cavalletto), e infine fa uccidere anche Firmina “sospesa con i biondi capelli ad una colonna e tormentata con fiaccole ardenti” (24 novembre).
Nel 1346 il vescovo amerino Mauro ottiene da papa Clemente VI l’indulgenza plenaria per coloro che visitano la chiesa cattedrale dedicata a Santa Firmina. Lo stesso anno gli Statuti decretano che tutti i sindaci dei villaggi della diocesi siano obbligati a portare un cero del peso di tante once per quanti focolari possiede il singolo villaggio.
«Ad honorem et reverentiam beate Firmine virginis et martiris statuimus et ordinamus, quod omnes et singuli sindici castrorum districtus civitatis Amelie teneantur et debeant comparere singulis annis in vigilia beate Firmine de mense novembris in platea comunis Amelie cum uno cero cere pro quolibiet ipsorum ponderis tot unciarum cere quot sunt foculares in castro cuius est sindocus» (art. 222 Statuti del 1346).
Queste tradizioni millenarie vengono rievocate in Amelia ogni anno il 24 novembre.
Santa Firmina è legata anche a Civitavecchia, secondo un’altra redazione della sua Passione. Il 28 aprile, nella cittadina laziale, arriva il corteo storico amerino, in rievocazione della processione del 25 aprile 1647, durante la quale il vescovo di Amelia monsignor Poli consegnò alle autorità civitavecchiesi alcune reliquie della santa, tra cui una ciocca dei capelli rimasti intatti dopo il martirio.